Gesù è morto sulla croce?

Sponsorizzati dall’emittente televisiva wahabbita “PeaceTV”, le opinini di Ahmed Deedat e Zakir Naik si sono di recente diffuse enormemente in tutto il subcontinente indiano. Molti di questi programmi insegnano cose buone, incoraggiando la modestia, il timore di Dio e la lettura della scrittura. Tuttavia, i programmi diffondono anche alcune idee erronee qadianite e wahabbite che non presentano con accuratezza quello che le Scritture in realtà dicono.

Per esempio, Zakir Naik e Ahmad Deedat sostengono una teoria qadianita sulla morte di Gesù chiamata “teoria dello svenimento” che è stata prima inventata dagli atei occidentali e poi presentata ai musulmani dai qadianiti. Questa teoria è respinta da quasi tutti gli studiosi, anche da oppositori del Cristianesimo, poiché occulta la verità della Scrittura.

In questo articolo, proveremo a verificare cosa dicono effettivamente il Qur’ān, l’Ingīl e la storia sull’importante questione della crocifissione di Gesù. Tratteremo i seguenti interrogativi:

  1. Il Qur’ān nega la morte di Gesù?
  2. La teoria qadianita dello svenimento può essere vera?
  3. L’Injīl dice davvero che Gesù era stato crocifisso?
  4. La crocifissione è in accordo con la Tawrat e gli Zabur?
  5. Le tesi di Zakir Naik sono vere?
  6. Cosa dice l’evidenza storica?

Elementi essenziali:

PARTE I: Cosa dicono l’Islam e il Qur’ān? 
La visione islamica della morte di Gesù 
Il Qur’ān nega di fatto la crocifissione di Gesù? 
La teoria dello svenimento 

PARTE II: Cosa dice l’Ingīl?
Dodici incontestabili affermazioni nell’Injīl sulla morte di Gesù
L’indiscussa audacia di Naik

PARTE III: Cosa dicono la Tawrat e gli Zabur?
La crocifissione predetta nella Tawrat e negli Zabur 
Espiazione e sacrificio
Il sacrificio ultimo
La morte di Gesù predetta nella Scrittura
Le predizioni dello stesso Gesù sulla sua morte

PARTE IV: Zakir Naik confutato
I discepoli di Gesù testimoni oculari della crocifissione 
Un corpo risorto 
1o segno: la distruzione del tempio 
2o segno: il segno di Giona
Le testimonianze storiche 

Conclusione


 

PARTE I

COSA DICONO IL QUR’AN E L’ISLAM?

 

La visione islamica della morte di Gesù

Zakir Naik tenta di far far sembrare che l’Islam e il Qur’ān neghino all’unanimità la crocifissione, ma semplicemente non è il caso. L’interpretazione di Naik è in realtà una teoria discreditata e inventata di recente dagli atei occidentali e introdotta nell’Islam dalla setta eretica qadianita. Molti musulmani al giorno d’oggi pensano che l’Islam insegni che Gesù non è morto ma che è stato fisicamente e direttamente elevato in paradiso. In realtà, la maggioranza dei mufassirūn (commentatori islamici) come al-Tabari e al-Razi rifiutano ciò, dicendo che l’accettazione della morte di Gesù è di fatto una interpretazione in accordo con il Qur’ān:

“O gesù, ti porrò un termine [mutawaffika] e ti eleverò a Me…” (Sura Al-ˁImran 3:55)

L’antico commentatore musulmano Al-Tabari dà Quattro possibili spiegazioni a questo passaggio, uno dei quali è che Gesù è letteralmente morto. Scrive:

“«Morte» (wafat) significa morte reale, letteralmente morto, così è, «Ti indurrò letteralmente a morire.»” (1)

Continua mettendo in collegamento le tradizioni che supportano questo tipo d’interpretazione. Tabari stesso ha ritenuto più probabile la teoria della sostituzione, la quale dice che un’altra persona innocente con le sembianze di Gesù era stata uccisa sulla croce al suo posto. Il rinomato commentatore Fakhruddin Razi ha pure riconosciuto valida l’interpretazione della morte letterale di Gesù. (2) Comunque, Razi rifiutava la teoria della sostituzione di Tabari per sei motivi, e questa teoria non è più di moda. Lo studioso musulmano Dr. Kamel Hussein scrive:

L’idea della sostituzione di Cristo è un modo molto grossolano di spiegare il testo coranico. L’hanno tanto dovuto spiegare alle masse, ma non possono ai colti musulmani dei nostri giorni. (3)

Il Dr. Mahmoud Ayoub scrive:

La teoria della sostituzione non sarà accettabile, a prescindere dalla sua forma o dal suo proposito… si fa beffe della giustizia divina e del primordiale patto di Dio con l’umanità. (4)

Quindi, quello che vediamo è che non c’è una veduta islamica concorde sulla morte di Gesù. Le antiche autorità musulmane hanno riconosciuto che la morte letterale di Gesù era uno scenario molto plausibile, ma la loro teoria preferita della crocifissione (la teoria della sostituzione) è, ammesso da loro stessi, piena di improbabilità ed è stata rifiutata dagli studiosi musulmani come troppo inverosimile.

 

Il Qur’ān nega di fatto la crocifissione di Gesù?

C’è in effetti soltanto un singolo verso in tutto il Qur’ān che i critici usano per negare la crocifissione di Gesù:

“E dissero [gli Ebrei]: «Abbiamo ucciso il Messia Gesù figlio di  Maria, il messaggero di Allah!» Non l’hanno ucciso, né crocifisso, ma così parve loro. Coloro che sono in discordia a questo proposito, restano nel dubbio: non hanno altra scienza e non seguono altro che congetture. Per certo non lo hanno ucciso, ma Allah lo ha elevato fino a sé. Allah è eccelso, saggio. (Sura An-Nisa 4:157)

Quello che Tabari e Razi hanno trascurato è che il verso qui sopra non sta negando la crocifissione di Gesù di per sé, ma piuttosto nega che gli ebrei (verso 153) abbiano eseguito la crocifissione come orgogliosamente sostengono. Questi scettici ebrei hanno arrogantemente “pensato” di aver sopraffatto e ucciso Gesù, ma il Qur’ān sta dicendo le cose come stanno. Gli ebrei ai giorni di Gesù erano deboli, assoggettati e impossibilitati ad emettere una sentenza di condanna a morte; sono stati in effetti i Romani a crocifiggerlo. Questo effettivamente, è proprio quello che l’Ingīl insegna a riguardo. Gli Ebrei erano dei superbi ispiratori di false accuse contro Gesù. In ogni caso, a quel tempo la Palestina era sotto il dominio di Roma e i Giudei non avevano quindi nessuna autorità per toccare Gesù. Se avessero ucciso Gesù in conformità alla shariˁa della Torah, lo avrebbero lapidato a morte, non “innalzato” come le profezie sul Messia avevano predetto. Persino lo stesso Gesù aveva predetto che sarebbe stato ucciso non dagli ebrei ma dai gentili, i Romani (Matteo 20:19). Tabri e Razi, che non avevano la facoltà di accedere alla descrizione storica dell’Ingīl, non sono venuti a conoscenza di questa ovvia spiegazione. Ma ad un livello più profondo, non sono stati né gli Ebrei né i Romani ad uccidere Gesù, perché questo era il piano di Dio. Vediamo un’ottima illustrazione di ciò nella Sura Anfal che dice:

“Non siete certo voi che li avete uccisi: è Allah che li ha uccisi. Quando tiravi (una  manciata di sabbia) non eri tu che tiravi, ma era Allah che tirava.” (Sura Anfal 8:15)

Questo passaggio descrive la risposta dei guerrieri musulmani a seguito della vittoria nella battaglia di Badr.

Si stavano gloriando e inorgogliendo in quello che consideravano il loro successo fino a che questo passaggio ha corretto il loro errore. Il passaggio corregge la loro folle vanagloria e gli insegna a riconoscere che era Dio che ha fatto accadere tutto quel giorno. Loro erano soltanto lo strumento che Dio ha usato per compiere il Suo piano. Allo stesso modo nella Sura Nisa verso 157, Dio sta dicendo agli Ebrei che il loro vantarsi è totalmente infondato ed errato. Non hanno ucciso il Messia come fieramente millantano. Quello che in realtà è successo al Messia non è il proposito di cui questo passaggio intende parlare. Tuttavia, come sappiamo dai libri più antichi, erano i romani ad averlo effettivamente ucciso, sebbene era il Dio che far accadere tutto questo. Forse il motivo più grande per cui molti non riescono ad accettare la crocifissione di Gesù è che sembra essere un’umiliante sconfitta della causa di Allah. Però, di fatto il Qur’ān insegna che spesso in passato anche gli uomini hanno “ucciso i profeti” (2:61; 2:91, 3:21; 3:112, etc.). Gesù stesso mostra di essere al corrente anticipatamente della sua morte imminente quando ha detto:

“Io depongo la mia vita per riprenderla poi. Nessuno me la toglie, ma io la depongo da me. Ho il potere di deporla e ho il potere di riprenderla.” (Giovanni 10:17-18)

Evidentemente la resurrezione di Gesù dai morti era una chiara vittoria, poiché “risorto” dalla morte per la potenza di Dio e visto da almeno cinquecento persone a Gerusalemme (1 Corinzi 15:6). Anche le ferme parole di Gesù nella Sura Maryam 33 sembrano indicare l’intenzionale morte e resurrezione di Gesù:

“Pace su di me, il giorno in cui sono nato, il giorno in cui morrò e il giorno in cui sarò risuscitato a nuova vita.” (19:33)

La teoria dello svenimento

Zakir Naik e Ahmad Deedat hanno di recente reso popolare alla moltitudine musulmana una teoria qadianita sulla morte di Gesù chiamata “teoria dello svenimento”, che è stataa prima inventata dagli atei e poi propinata ai musulmani dai qadianiti. Questa teoria è respinta da quasi tutti gli studiosi, anche dagli oppositori del Cristianesimo, perché oscura la verità della Scrittura. Sarebbe utile dare un’occhiata al retroscena di questa “teoria dello svenimento” di Gesù crocifisso. Questa teoria è stata prima proposta dagli studiosi europei Bahrdt e Venturini soltanto duecento anni fa, circa ottocento anni dopo il tempo di Gesù. Questa non è stata largamente accolta dagli studiosi non cristiani finché nel Diciannovesimo secolo il teologo razionalista David Strauss non le ha dato un colpo mortale. Scrive:

“È impossibile che un essere umano scampato mezzo morto fuori del sepolcro, strisciando debole e infermo e in necessità di trattamento medico … potesse aver dato ai discepoli l’impressione di essere un trionfatore della morte e della tomba, il Principe della vita: impressione che poi si ritrova alla base del loro futuro ministero.” (5)

Lo stesso Strauss era un oppositore del Cristianesimo, ma ha ammesso che questa teoria era alquanto ridicola e debole. Ai nostri giorni quasi nessuno studioso occidentale accoglie questa teoria. Tuttavia, un centinaio di anni fa, Mirza Ghulam Ahmad, il fondatore della setta islamica Ahmadiyya, ha proposto la teoria dello svenimento di Venturini al mondo musulmano, pretendendo addirittura anche di essere egli stesso Messia promesso, il Mahdi, ed anche di essere un “profeta minore”. Deedat ha predicato questa teoria qadianita dello svenimento in Sud Africa, ma i leader sunniti più stimati attraverso anche le loro pubblicazioni hanno condannato il metodo di Deedat e si sono opposti alla loro teoria dello svenimento in quanto teoria qadianita e non musulmana. Mentre Deedat ha gradualmente perso la sua credibilità tra i musulmani sudafricani, il suo discepolo Zakir Naik ha riportato in auge le sue teorie nel sud dell’Asia. Anche Naik è stato condannato dagli studiosi musulmani, come il Darul Ifta del «Darul Uloom Deoband» (il più importante centro culturale islamico dell’India). Dicono che Naik è “lontano dalla conoscenza e dalla saggezza, diffonde pensieri nocivi e svia i musulmani semplici in direzione della via sbagliata.” (6) Questa “teoria dello svenimento” presenta tutte le stesse problematiche della ricusata “teoria della sostituzione” che Fakhruddin Razi ha citato. Ecco cinque delle sei problematiche catalogate da Al-Razi alle quali anche la teoria dello svenimento non dà risposta:

  1. Rende necessario dubitare della veridicità dei reperti storici e di metterne definitivamente in dubbio i fondamenti.
  2. Visto che Gesù era assistito dallo Spirito Santo, perché esso non l’ha semplicemente protetto?
  3. Se Dio era capace di elevare Gesù all’istante, qual era il beneficio di tutto questo inganno?
  4. Questa teoria potrebbe finire per fuorviare i testimoni oculari “equivalendo ad istigare all’ignoranza e all’inganno delle persone, e questo non è degno della sapienza di Dio.”
  5. “I cristiani in massa, di Oriente e di Occidente … hanno riferito di averLo visto morire sulla croce. Negare il loro rapporto, significherebbe dubitare delle deposizioni storiche trasmesseci, e tale dubbio renderebbe necessario dubitare del ministero di profeta di Maometto, di quello di Gesù, e addirittura della loro esistenza, e delll’esistenza di tutti i profeti. (7)

Questi “quesiti” elencati da Al-Razi nel suo tafsir (esegesi) rifiutano sia la teoria della sostituzione sia la “teoria dello svenimento”. Questi cinque quesiti inoltre scompaiono quando interpretiamo il Qur’ān come opportunamente sta dicendo, cioè che non gli Ebrei hanno assassinato Gesù, ma i Romani. In un modo o nell’altro, i passaggi coranici sono poco chiari e non dànno nessuna interpretazione certa. La Surah Al-ˁImran 3:7 mette in guardia contro il lettore che arrogantemente interpreta a modo proprio versi pochi chiari del Qur’ān, che Zakir Naik sembra fare con tanta sicurezza. Qaundo il Qur’ān non è preciso riguardo a Gesù, è ovviamente meglio consultare il Santo Ingīl così come il Qur’ān consiglia:

“E se dubiti a proposito di ciò che abbiamo fatto scendere su di te, interroga coloro che già prima recitavano le Scritture.” (Sura Yunus 10:94)

Se facciamo come il Qur’ān insegna e chiediamo a coloro che leggono l’Ingīl, ogni dubbio sarebbe rimosso. Non solo verremmo a sapere gli eventi della morte e della resurrezione di Gesù e del come si sono svolti i fatti, ma anche il motivo per cui Egli è morto e perché si trattava del piano di Dio sin dall’alba dei tempi.


 

PARTE II

COSA DICE L’INGIL?

Nel dibattito con il poco conosciuto pastore Ruknuddin Pio, Zakir Naik pronuncia la ridicola affermazione che l’Ingīl non dice mai che Gesù sia morto e che quindi la crocifissione, che richiede la morte della vittima, non è avvenuta. Invece, secondo Zakir Naik, l’Ingīl testimonia di una croci-finzione, non una reale crocifissione, ma una finta, una finzione in quanto Gesù non è morto veramente. Ad ogni modo, quando guardiamo ai passaggi nell’Ingīl che trattano questo tema, cosa vediamo? È lo stesso Zakir Naik che ci offre una finzione nel modo in cui travisa la descrizione dell’Ingīl. A coloro ai quali l’Ingīl è famigliare, questo appare semplicemente ridicolo, un po’ come sostenere che nel Qur’ān Maometto non si è mai considerato un profeta, o che il Qur’ān nega l’esistenza del Paradiso e dell’Inferno. Riporto in seguito i versi del Santo Ingīl che ovviamente rifiutano tutto questo:

 

12 incontestabili affermazioni nell’Ingīl sulla morte di Gesù

  1. Quando i soldati “videro che era già morto, non gli spezzarono le gambe.” (Giovanni 19:33)
  2. “E Gesù, avendo di nuovo gridato a gran voce, rese lo spirito.” (Matteo 27:50)
  3. “Ma Gesù, emesso un forte grido, rese lo spirito.” (Marco 15:37)
  4. L’angelo, rivolgendosi alle donne: “Non temete, perché io so che cercate Gesù, che è stato crocifisso... Presto, andate a dire ai discepoli che Egli è risorto da morti.” (Matteo 28:5-7)
  5. Il centurione Romano vide che era morto (Marco 15:39) e così le donne (verso 40).
  6. “Pilato si meravigliò che fosse già morto. E, chiamato il centurione gli domandò se fosse morto da molto tempo. E, rassicurato dal centurione, concesse il corpo a Giuseppe.” (Marco 15:44-45)
  7. “Voi cercate Gesù che è stato crocifisso.” (Marco 16:6)
  8. Gesù disse al ladrone crocifisso accanto a lui, “In verità ti dico: «Oggi tu sarai con me in paradiso.».” (Luca 23:43)
  9. “E Gesù, gridando con gran voce disse: «Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito.» E detto questo, rese lo spirito. (Luca 23:46)
  10. “Quando Gesù ebbe preso l’aceto disse: «È compiuto.» E, chinato il capo, rese lo spirito. (Giovanni 19:30)
  11. “… ma uno dei soldati gli trafisse il costato con una lancia, e subito ne uscì sangue ed acqua.” [cosa che succede soltanto quando qualcuno è morto] (Giovanni 19:34)
  12. I discepoli “infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che egli doveva risuscitare dai morti.” (Giovanni 20:9)

È semplicemente innegabile che il Santo Ingīl dica che Gesù è morto sulla croce. La dichiarazione di Zakir Naik è ripetutamente contraddetta dalle chiare parole del Santo Ingīl. Zakir Naik dice che l’Ingīl non dice mai che Gesù sia morto. In realtà, l’Ingīl registra la Sua morte in una grande varietà di modi affinché non ci fossero stato dubbi su ciò che era realmente accaduto. In aggiunta a queste esplicite affermazioni dal Vangelo, la morte di Gesù è rivendicata molto esplicitamente in almeno altri 27 posti nell’Ingīl: Atti 2:23-24; 13:28; Romani 4:25; 5:10; 6:3-10; 1 Corinzi 11:26; 15:21; 2 Corinzi 4:10; Efesini 2:16; Filippesi 2:8; 3:10; Colossesi 1:22;Ebrei 2:9-14; 9:14; 1 Pietro 3:18; Apocalisse 1:18; Giovanni 11:51; 1 Pietro 2:24; Colossesi 1:20 ed Ebrei 12:2.

 

L’indiscussa audacia di Naik

Zakir Naik tenta di dimostrare che l’Ingīl nega la crocifissione, così come un professore di università che io conosco prova a sostenere che il messaggio centrale del Qur’ān è la reincarnazione. Per la sua rispettata posizione di oratore, nessuno dei suoi studenti osa sfidare la sua stravagante dichiarazione. Allo stesso modo, le eccezionali capacità dialettiche e oratorie di Naik gli permettono di mantenere la sua assurda dichiarazione.


 

PARTE III

COSA DICONO LA TAWRAT E L’INGIL?

 

La crocifissione predetta nella Tawrat e negli Zabur

Quando i discepoli hanno cercato di impedire la crocifissione di Gesù, Gesù li ha rimproverati dicendo:

“Pensi forse che io non potrei adesso pregare il Padre mio, perché mi mandi più di dodici legioni di angeli? Come dunque si adempirebbero le Scritture, le quali dicono che deve avvenire così?” (Matteo 26:53-54)

Hazrat ˁIsa stava dicendo che la crocifissione era di fatto il culmine del piano di Dio predetto da lungo tempo dalle Scritture antecedenti, cioè la Tawrat, gli Zabur (Salmi) e gli Scritti Profetici. Infatti, queste Scritture fino a 1500 anni prima che Gesù le adempisse, predicono la sua crocifissione in vari modi. Insieme costituiscono un graduale svelamento della storia di un Dio che comunica e chiama un’umanità ribelle e disubbidiente a ritornare a Lui. Nelle prossime pagine descriveremo per sommi capi il piano di Dio ed in seguito presenteremo alcune delle profezie sulla morte di Gesù all’interno delle Scritture antecedenti. Andando al primo libro della Tawrat, Genesi, troviamo la descrizione della perfetta creazione di Dio del mondo e di tutto quello che è contenuto in esso, compreso l’uomo, culmine della creazione. Questo è seguìto quasi subito dalla ribellione e dal peccato di Adamo ed Eva. Come conseguenza del loro peccato, Adamo ed Eva sono stato cacciati dal paradiso e condannati a vivere con l’esito del loro peccato: gelosia, ira, odio, orgoglio, lussuria, avidità e, per ultima, la morte. Eppure, Dio non aveva rotto con la Sua creazione. Ha chiamato Abrahamo e ha promesso di benedirlo e di farlo diventare una grande nazione. Ha inoltre promesso in Genesi 12:1-3 che attraverso Abrahamo e i suoi discendenti, tutte le nazioni sarebbero state benedette. 400 anni dopo, ai tempi del profeta Mosè, queste promesse si sono realizzate in quanto i discendenti di Abraham sono diventati una grande nazione di 12 tribù, discendenti dalla stirpe di Isacco e Giacobbe. A quella nazione, Dio ha cominciato a rivelare i Suoi libri e la Sua soluzione per il peccato dell’umanità e l’infelicità da esso cagionata.

 

Espiazione e sacrificio

Una delle prime cose che Dio ha rivelato a Mosè era la gravità dei peccati del suo popolo insieme con i mezzi che Lui ha provveduto per il perdono. Ha fatto questo per istituire il sistema dei sacrifici. Chiunque commetteva un atto di disubbidienza o di peccato doveva dare in sacrificio un animale per ottenere il perdono. Per esempio, il terzo libro della Tawrat, il Levitico, descrive nei capitoli 6 e 7 i sacrifici che dovevano essere fatti per i diversi tipi di disubbidienza. In ogni caso, la persona colpevole doveva offrire un animale: un bue, un capro o una pecora. L’animale era ucciso secondo un rituale come durante ˁEid-ul-Adha fino al giorno d’oggi, e il sangue sparso sull’altare. Il motivo per cui Dio ha istituito il sistema sacrificale era per rivelare l’importanza del peccato. Come è altrove scritto nell’Ingīl: “Il salario del peccato è la morte” (Romani 6:23). Mostra inoltre i mezzi con cui Dio concede il perdono: attraverso la morte, come avviene nello spargimento di sangue. Così è descritto nell’Ingīl, in Ebrei 9:22: “Senza spargimento di sangue, non c’è perdono.” Vediamo lo stesso concetto di sacrificio nelle preghiere dell’ˁAqiqa ancora oggi praticate per la nascita di un bambino. Secondo la pratica islamica, due capri per un maschio e uno per una femmina. E prima del sacrificio, viene recitata questa preghiera:

بِسْمِ اللهِ وَبِا للهِ اَللَّهُمَّ هَاذِهِ عَقِيْقَةٌ عَنْ….بْنِ….لَحْمُهَا بِلَحْمِهِ وَدَمُهَا بِدَ مِهِ وَ عَظْمُهَا بِعَظْمِهِ وَشَعْرُهَا بِشَعْرِهِ وَ جِلْدُهَابِجِلْدِهِ اَللَّهُمَّ اجْعَلْهَا وَقَاءًلاِلِ مُحَمَّدٍ عَلَيْهِ وَاَلِهِ السَّلاَمُ

“O Allah! Questa ˁAqīqa è per mio figlio ____. Il suo sangue in cambio del suo sangue, la sua carne in cambio della sua carne, le sue ossa in cambio delle sue ossa, la sua pelle in cambio della sua pelle. O Allah, salva il mio bambino dal fuoco dell’inferno. Nel nome di Allah, Allah il più grande.” (8)

 

Il sacrificio ultimo

Se il mezzo di Dio per il perdono si fosse fermato al sistema sacrificale di Mosè, allora saremmo destinati alla disperazione per diversi motivi. Innanzitutto questi sacrifici non finirebbero mai. Infatti, ogni nuovo peccato o atto di disubbidienza richiede un altro sacrificio in un ciclo interminabile. Ancora peggio, specialmente per i poveri è difficile permettersi di acquistare i tanto costosi animali di cui si avrebbe bisogno, ed alcuni sacrifici non potevano essere espiati attraverso il sacrificio. I poveri non avevano modo di acquistare i tanto costosi animali richiesti dalla legge. Fortunatamente, tutti questi sacrifici non erano fini a sé stessi, ma volevano essere un segno per indicare un sacrificio ultimo e perfetto che Dio stesso avrebbe compiuto in una data futura. Quel sacrificio conclusivo e perfetto è diventato il tema centrale di diversi Libri Sacri. Tutti i vari passaggi che descrivono il futuro sacrificio di Dio sono centrati attorno alla venuta di qualcuno che Dio ha promesso chiamarsi il “Messia” (che significa “unto” o “colui che è scelto”). Questo Messia che doveva venire sarebbe stato identificato da molti segni che l’avrebbero accompagnato. Per esempio, sarebbe nato da una vergine; sarebbe disceso dalla famiglia del Profeta Davide, nascendo nella stessa città dei suoi antenati; avrebbe compiuto molti miracoli e prodigi, anche risuscitando dei morti. Ma il più eccezionale di tutti, sebbene senza colpa o peccato, è che sarebbe stato punito, ucciso ed in seguito sarebbe risorto dai morti dopo tre giorni, offrendo liberamente sé stesso come sacrificio ultimo per portare compiere ogni cosa e mettere fine a tutto il sistema dei sacrifici.

 

La morte di Gesù predetta

Riporto qui sotto uno elenco delle diverse profezie sul Messia aventi a che fare soprattutto con l’arresto, il processo e la morte. Sono tutte estratte dai vari libri dei profeti che vengono dalla discendenza di Abrahamo, Isacco e Giacobbe e che sono stati scritti dai 1000 ai 500 anni prima della nascita di Gesù.

  1. Tradito da un amico – (Salmo 41:9 e Matteo 10:4)
  2. Venduto per trenta sicli d’argento (non d’oro) – (Zaccaria 11:12 e Matteo 26:15)
  3. Questi sono stati gettati (non deposti) nella casa di Dio – (Zaccaria 11:13b e Matteo 27:5a)
  4. Denaro usato per comprare il campo del vasaio – (Zaccaria 11:13b e Matteo 27:7)
  5. Abbandonato dai discepoli – (Zaccaria 13:7 e Marco 14:50/Matteo 26:31)
  6. Accusato da falsi testimoni – (Salmo 35:11 e Matteo 26:59-61)
  7. Zitto davanti agli accusatori – (Isaia 53:7 e Matteo 27:12-19)
  8. Ferito e coperto di lividi – (Isaia 53:5 e Matteo 27:26)
  9. Percosso e sputato – (Isaia 50:6 e Matteo 26:67)
  10. Deriso – (Salmo 22:7-8 e Matteo 27:31)
  11. Caduto sotto la croce – (Salmo 109:24-25 e Luca 23:26 e Giovanni 19:17)
  12. Mani e piedi forati – (Salmo 22:16 e Luca 23:33)
  13. Crocifisso con dei malfattori – (Isaia 53:12 e Matteo 27:38)
  14. Ha interceduto per i suoi persecutori – (Isaia 53:12 e Luca 23:34)
  15. I suoi amici se ne stavano a distanza – (Salmo 38:11 e Luca 23:49)
  16. La folla scuoteva il capo – (Salmo 109:25 e Matteo 27:39)
  17. Tutti lo guardavano – (Salmo 22:17 e Luca 23:35)
  18. Vesti spartite e tunica tirata a sorte – (Salmo 22:18 e Giovanni 19:23-24)
  19. Ha sofferto la sete – (Salmo 69:21 e Giovanni 19:28)
  20. Fiele e aceto gli sono stati offerti – (Salmo 69:21 e Matteo 27:34)
  21. Grido e abbandono – (Salmo 22:1 e Matteo 27:46)
  22. Le ossa non gli sono state rotte – (Salmo 34:20 e Giovanni 19:33)
  23. Costato forato – (Zaccaria 12:10 e Giovanni 19:34)
  24. Oscurità sulla terra – (Amos 8:9 e Matteo 27:45)
  25. Sepolto nella tomba di un uomo ricco – (Isaia 53:9 e Matteo 27:57-60)

Chiunque abbia letto il Qur’ān sa che tutte le profezie di Dio sul Messia che doveva venire sono state alla fine adempiute dal Profeta Gesù. È chiamato Messia sia nell’Ingīl sia nel Qur’ān. Ed ogni profezia sull’arresto, sul processo e sulla morte in croce del Messia di Dio ha avuto compimento nella sua vita. Nella lista sopra riportata, il primo riferimento tra parentesi è riferito alla profezia, il secondo è tratto dall’Ingīl ed indica come la profezia si sia adempiuta nella vita di Hazrat ˁIsa.

 

Le predizioni dello stesso Gesù sulla sua morte

Quindi, la morte e la resurrezione del Messia non erano qualcosa di inaspettato, poiché erano state predette a più riprese nella Tawrat, negli Zabur e nei Libri dei Profeti. Volendo ignorare tutte le profezie dei libri precedenti riguardanti la Sua futura morte, lo stesso Gesù non ha lasciato dubbi sul fatto che ciò sarebbe accaduto. Lui stesso ha predetto svariate volte durante i suoi tre anni di ministero che avrebbe sofferto e che sarebbe morto a Gerusalemme per adempiere la Scrittura. Se Gesù doveva compiere quello che Dio aveva stabilito molto prima della sua nascita, Egli non fece nulla per scansare la morte bensì l’espiazione (kaffara) per i nostri peccati. La Sua morte era, dopotutto, l’obiettivo primario della Sua venuta nel mondo. In vari momenti del suo ministero, negli anni dei grandi insegnamenti e dei segni miracolosi, ha detto ai Suoi discepoli che la sua ora non era ancora venuta, ma soltanto immediatamente prima il suo arresto e il suo processo ha finalmente detto ai suoi discepoli che la sua ora era venuta. L’ora per cui era venuto nel mondo era lì: la Sua morte e la Sua resurrezione. In seguito sono riportati alcuni riferimenti che Gesù ha fatto durante il suo ministero, inerenti alla Sua morte e resurrezione.

  1. Matteo 12:38-40
  2. Matteo 16:21
  3. Matteo 17:22,23
  4. Matteo 20:18-29
  5. Matteo 26:32
  6. Marco 9:10
  7. Luca 9:22-27
  8. Luca 9:44
  9. Luca 12:50
  10. Luke 17:25
  11. Luca 18:31-33
  12. Luca 24:7
  13. Luca 24:25-27
  14. Giovanni 2:19-22
  15. Giovanni 12:34
  16. Giovanni capitoli 14-16

Si noterà che in ognuno di questi passaggi, il Profeta ˁIsa era chiaro e preciso sul fatto di stare andando sia a soffrire che a morire a Gerusalemme. Non era quello che i suoi discepoli speravano di sentire, ma ha insistito affinché accettassero la volontà di Dio.


 

PARTE IV

ZAKIR NAIK CONFUTATO

 

I discepoli di Gesù sono stati testimoni della crocifissione

Zakir Naik prova a difendere la sua affermazione che Gesù non sia morto, sostenendo che nessuno dei suoi discepoli è stato testimone oculare della crocifissione poiché lo abbandonarono quando fu arrestato. Così facendo, Zakir Naik, ancora una volta sfoggia il suo pregiudizio ed il desiderio di ingannare. Ha sicuramente letto la narrazione dei fatti nell’Ingīl e non è uno sprovveduto, dal momento che fa questa ingannevole affermazione. Sì, l’Ingīl racconta dell’iniziale fuga dei discepoli al momento dell’arresto di Gesù; tuttavia, riporta anche in dettaglio come alcuni di loro hanno seguito i soldati da lontano quando condussero fuori Gesù dopo essere stato tradito (Matteo 26:58; Marco 14:54). Dopo essere scappati all’inizio, Pietro ha seguito Gesù al processo e vi stava assistendo (Luca 22:61; Marco 14:66). E in Giovanni 19:26-27, racconta come Gesù dalla croce abbia in effetti discusso con sua madre e con il discepolo Giovanni. Perché Zakir Naik fa queste false dichiarazioni che contraddicono i chiari passaggi dell’Ingīl? Sembra che a Zakir Naik importi soltanto di fare vincere la sua tesi e non di cercare la verità. Se ha da occultare, inventare e fuorviare, è contento di farlo se questo può essere utile al suo ragionamento. Questa voglia di imbrogliare viene nuovamente fuori quando Zakir Naik afferma che le gambe di Gesù che non vengono spezzate sulla croce, costituendo perciò un’ulteriore prova che Gesù non sia mai morto. Secondo Zakir Naik, visto che ai due ladroni sono state spezzate le gambe, essi sarebbero morti velocemente, mentre quelle di Gesù, non essendo state spezzate, avrebbero indicato che non era morto. Nel giorno del dibattito con Ruknuddin Pio, gli ascoltatori ed il pubblico la maggior parte dei quali non conosce nulla dell’Ingīl, avrebbe soltanto potuto dare per scontato che l’opinione di Zakir Naik fosse valida. Zakir Naik cita l’episodio dell’Ingīl, ma senza mai leggere l’intero passaggio, perché contraddice palesemente la sua tesi. Ecco il passaggio:

“I soldati dunque vennero e spezzarono le gambe al primo e poi all’altro, che era crocifisso con lui; ma, arrivati a Gesù, come videro che era già morto, non gli spezzarono le gambe.” (Giovanni 19:32-33)

Cosa vediamo effettivamente in questo passaggio? Vediamo assolutamente l’opposto di quello che ha affermato Zakir Naik. Questo passaggio mostra che il motivo per cui a Gesù non ha spezzato le gambe non è perché non era morto ma, al contrario, proprio che lo era già. Agli altri due prigionieri che erano ancora vivi sono state spezzate le gambe per accelerare la loro morte. Gesù non ne ha avuto bisogno perché era già morto. Niente come questo passaggio potrebbe esporre più chiaramente la morte di Gesù, e Zakir Naik prova ancora a far credere al suo uditorio proprio l’opposto. Non soltanto questo, ma lo stesso passaggio descrive la lancia conficcata dai soldati nel costato di Gesù dal quale sgorgarono sangue ed acqua, una chiara indicazione della sua morte, poiché solo dopo il decesso l’acqua si separa dal sangue in quel modo.

 

Un corpo risorto

Accanto all’assolutamente falsa affermazione di Zakir Naik, vale a dire che l’Ingīl non dice mai che Gesù sia morto, la seconda grande dichiarazione contro la morte di Gesù è la sua resurrezione. Zakir Naik prima fa riferimento a 1 Corinzi 15, in cui si descrive la morte e la resurrezione di Gesù. Secondo Zakir Naik, il passaggio dice che abbiamo un corpo fisico finché moriamo. Siamo quindi risuscitati dalla morte in una forma spirituale “acorporea”. Siccome Gesù ha un corpo risorto, non può effettivamente essere morto. Ancora una volta, Zakir Naik sembra provare intenzionalmente a fuorviare il suo pubblico. La sua interpretazione del passaggio preso dall’Ingīl è in totale contraddizione con quello che in realtà esso dice. Il passaggio in 1 Corinzi innanzitutto fa questa domanda: “Come risuscitano i morti, e con quale corpo verranno?” (v. 35). Prosegue rispondendo nei versi 42-44:

“Così sarà pure la resurrezione dei morti; il corpo è seminato corruttibile e risuscita incorruttibile. È seminato ignobile e risuscita glorioso; è seminato debole e risuscita pieno di forza. È seminato corpo naturale, e risuscita corpo spirituale.” (1 Corinzi 15:42-44)

Il punto indubbiamente non coincide con quello che Zakir Naik tenta di dire, cioè che prima abbiamo un corpo di carne ed ossa e poi, dopo la morte, un’esistenza spirituale senza un corpo. Nessun libro sacro insegna questa specie di eresia e questo passaggio non fa eccezione. La contrapposizione non è tra un’esistenza corporea ed un’esistenza spirituale come Zakir Naik ci vorrebbe far credere; piuttosto è tra due tipi di corpi: uno normale prima della morte ed uno spirituale dopo la morte e la resurrezione. Come spiega il passaggio sopra, il “corpo naturale” è perituro ed è quello che è spesso disonorato e debole, mentre il corpo risorto è un “corpo spirituale”, cioè imperituro, onorato e potente. A cosa esattamente assomiglieranno i nostri corpi risorti e spirituali lo scopriremo soltanto nel giorno della resurrezione, ma possiamo farcene un’idea vedendo Gesù dopo la Sua resurrezione. Non solo è asceso al cielo nel Suo corpo spirituale davanti agli occhi dei suoi discepoli 40 giorni dopo la resurrezione, ma è anche stato capace di passare attraverso le porte chiuse quando è gli è apparso mentre si trovavano chiusi nel luogo in cui erano radunati (Giovanni 20:19). Mangiando con i suoi discepoli e mostrando loro le ferite dovute alla crocifissione, non ha voluto provare che non era mai morto ma, al contrario, era per dimostrargli che non era un fantasma dato che, senza alcun dubbio, essi sapevano tutti che era morto ma credevano che fosse ora un fantasma.

 

1o segno: la distruzione del tempio

Ci sono due segni ulteriori ai quali Gesù ha fatto allusione collegati con la sua morte. Di uno di questi Zakir Naik fa menzione, mentre l’altro è vantaggiosamente ignorato. Quello ignorato si trova in Giovanni 2:19-22 quando i capi religiosi giudei discutono con Gesù al tempio di Gerusalemme. Domandano a Gesù quale prova gli dava per giustificare l’autorità che aveva nell’insegnare e compiere dei segni miracolosi. Il passaggio dice:

“Gesù rispose e disse loro: «Distruggete questo tempio e in tre giorni io lo ricostruirò.» Allora i Giudei dissero: «Ci son voluti quarantasei anni per edificare questo tempio, e tu lo ricostruirai in tre giorni?» Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi egli fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che egli aveva loro detto questo e credettero alla Scrittura e alle parole che Gesù aveva dette. (Giovanni 2:19-22)

Cosa dice questo passaggio? L’Ingīl insegna che i nostri corpi sono destinati ad essere il tempio o la casa d’adorazione dove Dio viene adorato (1 Corinzi 3:16). In questo passaggio, Gesù usa l’immagine del corpo come tempio per predire ancora una volta la sua morte imminente e la resurrezione dopo tre giorni.

 

2o segno: il segno di Giona

Zakir Naik fa allusione al secondo segno, il segno del Profeta Giona. In quel passaggio, i capi religiosi giudei chiedono nuovamente a Gesù una prova per giustificare la sua autorità, insistendo questa volta che mostrasse loro un segno o un miracolo.

“Allora alcuni scribi e farisei, lo interrogarono, dicendo: «Maestro, noi vorremmo vedere da te qualche segno.» Ma egli, rispondendo, disse loro: «Questa malvagia e adultera generazione chiede un segno, ma nessun segno le sarà dato, se non il segno del profeta Giona. Infatti, come Giona fu tre giorni e tre notti nel ventre del grosso pesce, così starà il Figlio dell’uomo tre giorni e tre notti nel cuore della terra.» (Matteo 12:38-40)

Zakir Naik asserisce che visto che Giona è rimasto vivo nel ventre della balena per tre giorni, di conseguenza anche Gesù è dovuto restare in vita nel ventre della terra, la tomba. Ma questo non è quello che Gesù intendeva dire. Gesù ha più volte detto che avrebbe sofferto e sarebbe morto a Gerusalemme. Il punto non è che Gesù sarebbe stato in tutto e per tutto come Giona (sarebbe rimasto in vita come lui, la stessa età al momento di questo evento, tutti e due con la barba o vestiti di una tunica, etc). Non era questa la questione. Il punto era che quando Gesù è morto è stato posto in un sepolcro per tre giorni, la stessa durata che Giona ha passato nel ventre del pesce uscendone fuori vivo. Essere risorto dai morti dopo tre giorni era la prova massima che Gesù era chi aveva affermato di essere: il Messia scelto e mandato da Dio. Zakir Naik interpreta il passaggio come gli piacerebbe che fosse e non come Gesù lo ha chiaramente inteso. Vediamo come la logica di Naik si può applicare ad una profezia simile che Gesù ha fatto sulla Sua morte.

“E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui non perisca ma abbia vita eterna.”

Qui il parallelo è tracciato tra il serpente di bronzo fatto da Mosè (vedi Numeri 21:19) e Gesù, entrambi innalzati come mezzo di salvezza per gli altri. Se seguiamo la logica di Naik, dato che il serpente di bronzo era prima morto, durante e dopo essere stato “innalzato”, anche Gesù doveva essere senza vita prima, durante e dopo essere stato messo in croce!

 

Le testimonianze storiche

Sia i cristiani che i musulmani possono averti condizionato con le loro opinioni in questo dibattito; ma cosa dicono gli studiosi laici? Gli scettici non credenti hanno provato a negare la Resurrezione, ma nessun studioso serio moderno dubita che Gesù sia stato crocifisso. Perché no? Ci sono semplicemente così tante esplicite testimonianze storiche. Accanto alla testimonianza dell’Ingīl, la crocifissione di Gesù è ammessa da fonti romane ed ebraiche. Due critici storici romani, Cornelio Tacito che nei suoi Annali, XV, 44 scrive:

“Cristo … il quale è stato giustiziato per mano di Ponzio Pilato.”

E  Luciano di Samosta, un oppositore del Cristianesimo,  nella Morte di Peregrino chiama Gesù:

“l’uomo che era stato crocifisso in Palestina.”

Anche il Talmud ebraico riporta la crocifissione di Gesù:

“Nella vigilia della Pasqua Yeshu [Gesù] è stato appeso [o crocifisso]. …Poiché niente di buono è stato addotto in suo favore, è stato appeso nella vigilia di Pasqua.” (Talmud, b. Sanhedrin 43a)

È impossibile che gli esecutori Romani di Gesù abbiano erroneamente permesso a Gesù di sopravvivere, perché sotto la legge romana questo tipo di errori erano puniti con la morte. I soldati Romani erano degli esperti della crocifissione, non avrebbero mai mandato tutto all’aria.

Conclusione

Che faremo allora degli sforzi di Zakir Naik di provare, usandosi dell’Ingīl, che Gesù non sia mai morto? Chiunque ha letto l’Ingīl sa che Zakir Naik si è messo in un vespaio. Impossibile da risolvere, sì, a meno che si usino l’inganno e l’astuzia per distorcere i passaggi del Nuovo Testamento per fargli dire l’opposto di quello che schiettamente dicono. E questo è proprio quello che Zakir Naik fa, come abbiamo potuto vedere sopra. Infatti, come abbiamo appena visto, non soltanto è la schiacciante attestazione dell’Ingīl che Gesù sia morto sulla croce e sia risorto, ma tutto ciò è anche uno dei più importanti gradini nel piano di Dio per l’umanità peccatrice. Questo piano è riportato in tutti i Libri Santi dalla Tawrat in poi.

  1. Abu Jaf’ar Muhammad ibn Jarir Al-Tabari, Tafsir al-Tabari: Jami’ al-Bayan ‘an Ta’wil Ay al-Qur’an, Salah ‘Abd al-Fattah al-Khalidi (ed.) Damasco: Dar al-Qalam, 1997, cit.
  2. Muhammad Fakhr al-Din ibn al-Allama Diya al-Din ‘Umar Al-Razi, Tafsir al-Fakhr al-Razi , al-Mushtahir bi-l-Tafsir al-Kabir wa-Mafatih al-Ghaib, Khalil Muhyi al-Din al-Mais (ed.) Beirut: Dar al-Fikr, 1990, op. cit.
  3. City of Wrong , Kenneth Cragg, London, 1960, P. 222.
  4. Ayoub, Mahmoud M., “Towards an Islamic Christology II”, The Muslim World, Vol. LXX, April 1980, No. 2, p. 104.
  5. David Friedrich Strauss, The Life of Jesus for the People, 2nd ed. Vol. I. London: Williams and Norgate, 1879, p. 412.
  6. Darul Ifta, Darul Uloom Deoband-India, Question: 110 (http://darulifta-deoband.com/viewfatwa.jsp?id=”11″0)
  7. Razi, at-Tafsir al-Kabir , Commenting on Sura Al-‘Imran 55.
  8. Al-Hajj Maulana Fazlul Karim M.A.B.L., Shariat Shikkha , (Azifa Khatun, 18 Bakshi Bazar Rd, Dhaka), p. 153.

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